mercoledì 19 settembre 2012

Luci e ombre nei personaggi tolkeniani: Feanor

Per festeggiare la Tolkien Week ( e l'uscita del Trailer di The Hobbit: ad unexpected journey), torno dopo parecchio tempo a questa rubrica per parlare di quello che è, a mio parere, il miglior personaggio della letteratura insieme ad Amleto, ovvero Feanor.
Figlio di Finwe e Miriel, odia i suoi fratellastri, è arrogante, saccente e tende a voler dominare la volontà altrui, ma è anche abile fabbro e valente guerriero, nonchè l'inventore delle rune che portano il suo nome ma soprattutto creatore dei Silmarils e vera scintilla che mette in moto l'intera vicenda del Silmarillion.
Non è un personaggio gradevole, nè simpatico, anzi il suo sguardo mette a disagio anche il lettore ed il suo nome (lo Spirito di Fuoco, appunto) sembra veramente azzeccato. Eppure è un personaggio affascinante, che si ama, si odia, o si ama odiare.
Si ama quando, unico tra tutti, sbatte la porta in faccia a Morgoth, quando parla di libertà o quando forgia i Silmarils. Lo si odia quando ordina il fratricidio di Alqualonde, quando tradisce i suoi fratelli bruciando le navi.
Feanor sfida i Valar, sfida Melkor, sfida i suoi stessi consanguinei, sembra quasi preda di una costante follia da cui non può e non vuuole sottrarsi, anzi, sembra sguazzare nel suo complesso di superiorità.
Feanor fa grandi proclami, giura di perseguire per sempre chiunque oserà reclamare per sè i Silmarils, viene maledetto e infine la sua vita si spegne prima ancora che lui abbia la possibilità di combattere la sua battaglia ed il suo corpo, non più sostenuto da cotanto spirito, si riduce istantaneamente in cenere.
Eppure Feanor ama: suo padre in primis, unico tra tutti a cui da ascolto, ama sua madre, tanto da arrivare a odiare i suoi fratellastri; ama Nerdanel anche se nemmeno per lei rinuncerà mai ai suoi propositi di follia.
Credo che sia un personaggio complesso, costantemente in bilico tra luce e ombra, tra eroismo e pazzia, perdizione e salvezza. Un personaggio che, qualsiasi sia il pensiero del lettore nei suoi confronti ( sempre che si riesca a mettere d'accordo se stessi su cosa pensare di lui) non può lasciare indifferenti.

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